Ogni forma di progresso, inizialmente, viene vista come una minaccia: l’uomo è portato a rimanere radicato alle sue abitudini, anche quando il cambiamento è ragionevole e auspicabile. È da queste premesse che inizia l’editoriale di Giovanni Lo Storto, Direttore Generale dell’Università Luiss Guido Carli.
Nell’articolo pubblicato sul “Corriere della Sera”, il DG sottolinea: “Per quanto controintuitivo possa suonare, ‘andare avanti’ non è sempre il primo degli istinti umani”. Giovanni Lo Storto fa riferimento alla “kainofobia”, il terrore delle cose nuove, del cambiamento. Oggi stiamo affrontando, spesso inconsciamente, la stessa paura per tutto quello che riguarda le tecnologie e l’intelligenza artificiale. “Spesso la tecnologia e i suoi derivati vengono vissuti, anche negli ambienti accademici, con disagio e paura, a maggior ragione se hanno una forte capacità innovativa”.
Come spesso avviene, la moderazione è la cosa migliore. Anche un ottimismo sfrontato nei confronti della tecnologia infatti può essere dannoso, “come ha dimostrato la parabola delle piattaforme web dominanti passate da simboli di ogni libertà, al tempo delle primavere arabe del 2010, a tribune di disinformazione, di pregiudizio e di conformismo”. È inevitabile quindi far riferimento al calo di attenzione tra gli studenti, spesso concentrati più sui computer, cellulari e social che sui libri. Non sempre questo eccesso porta esiti positivi.
La fatica che costa alle nuove generazioni l’assistere passivamente a un’ora di lezione frontale è stata documentata anche da una ricerca del Pew Research Center Usa ed è innegabile.
Giovanni Lo Storto parla però di un cambiamento, di una trasformazione nel modo di studiare e di apprendere dei giovani, che non va comunque ostracizzato ma deve essere indirizzato e accompagnato da corsi di studio innovativi che abbraccino le tecnologie e le necessità di un mondo nuovo. La scuola e l’università non devono rimanere al palo, ma riconoscere che gli studenti oggi sono più allenati alla gestione contemporanea di differenti stimoli. I giovani sono così anche più propensi alla contaminazione, all’incontro tra saperi. Si tratta di una questione complessa che “presenta aspetti poliedrici che vanno dall’analisi del cambiamento antropologico delle modalità di apprendimento, alle disponibilità di predisporre appropriate e diversamente competenti abilità di costruzione di questi stessi percorsi”: secondo Giovanni Lo Storto, serve coraggio e visione.
Così come una calcolatrice sul banco agevola senza intaccare l’apprendimento di determinate competenze, allo stesso modo motori di ricerca e strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT vanno incanalati per diventare “forme di apprendimento sostenibile, offrendo senso di responsabilità e ispirazione a chi impara”. In sostanza, dovremmo abbandonare inutili cacce alle streghe per abbracciare le novità e dirigerle verso nuovi orizzonti.
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