Di rilievo l’alleanza strategica con il Mit. Con la ricerca sulle tecnologie solari, l’Eni, amministrata dal CEO Claudio Descalzi, è il primo partner industriale della prestigiosa università Usa

Un’alleanza strategica di prestigio a livello internazionale: è quella che l’11 febbraio 2013 hanno rinnovato a Cambridge (Massachusetts) Eni, guidata attualmente dall’amministratore delegato Claudio Descalzi, e il Massachussets Institute of Technology (Mit), alla presenza del presidente del celebre istituto americano Rafael Reif, dopo la prima firma effettuata nel febbraio 2008. Nell’ambito dell’alleanza si è realizzato l’Eni-Mit Solar Frontiers Centers (Sfc), inaugurato nel maggio 2010, che rappresenta un apprezzabile e visibile riconoscimento dell’impegno Eni per la ricerca sulle tecnologie solari negli Stati Uniti. L’alleanza è anche importante proprio per l’immagine e la reputazione di Eni in Usa: con l’adesione a questa iniziativa, Eni è il primo partner industriale del Mit. Il network internazionale che naviga intorno al Mit è di standing elevato e favorisce l’accesso ai contatti, relazioni, informazioni in un sistema globale di centri eccellenza per le tecnologie, che interessa molti paesi: oltre agli Stati Uniti, il Giappone, la Cina, Singapore e altri ancora. Eni è Founding Member del Mit Enegy Initiative (Mitei), cui aderiscono, con programmi di ricerca specifici, numerose compagnie di livello mondiale, tra cui nel settore Oil & Bgas: Bp, Shell, Chevron, Saudi Aramco, Schlumberger e Weatherford. Il programma Mitei prevede una quota fissa, per la governance e per il sostegno alla ricerca di tipo embrionale (Seed Fund). I progetti Eni sono stati orientati a soddisfare le necessità di ricerca dei vari business: valorizzazione sostenibile delle risorse fossili convenzionali e no, tutela ambientale, metodiche atte a migliorare le prestazioni dei carburanti, in particolare diesel fuel. Il Solar Frontiers Center è un laboratorio reale con il logo Eni presso il campus Mit a Cambridge. Il laboratorio ospita prove, esperimenti, ricerche sui materiali e sulle architetture per lo sfruttamento sostenibile dell’energia solare. Si distinguono i risultati raggiunti nelle celle solari organiche su carta (paper pv cells) per le quali è stato definito anche il processo produttivo, oltre alla nuova architettura ideata per gli impianti termodinamici, per soddisfare nuovi mercati e migliorare le condizioni operative. La principale struttura di governance dell’alleanza Eni-Mit è il Joint Steering Committee, cui partecipano, oltre ai referenti Eni, i principali esponenti del Mitei e del Sfe; tale organismo ha un ruolo di indirizzo e controllo e si riunisce due volte l’anno per deliberare sull’attuazione ed evoluzione dei programmi, sugli aspetti gestionali/amministrativi dei progetti e dei nodi strategici. Oltre a questo comitato, vi sono figure del Mit di coordinamento dei programmi, speculari a quelle Eni: una relativa al Mitei, il cui supervisore (il professor Bob Armstrong) coordina il portafoglio progetti d’interesse divisionale e corporate; una relativa al Solar Frontiers Center, i cui direttori scientifici (i professori Vladimir Bulovic e Moungi Bawendi) coordinano le attività di R & D e le risorse/competenze inerenti agli sviluppi dell’energia solare. Numerosi gli incontri tecnici relativi ai progetti in corso, che vedono ricercatori ed esperti Eni recarsi a Boston durante l’anno per partecipare a seminari, riunioni di progetto e attività collaborative. Dall’inizio dell’alleanza si registrano un centinaio di pubblicazioni scientifiche e 25 domande di brevetto. Questi dati pongono l’alleanza con il Mit al primo posto delle collaborazioni di Eni per produttività di idee originali e di pubblicazioni. Fin dall’inizio è stata prestata attenzione a questi aspetti, considerando la forte vocazione alla pubblicazione del Mit, per valorizzare al meglio i risultati mediante copertura brevettuale, ma senza rinunciare alla diffusione scientifica. Il sistema risulta ormai rodato e costituisce, anche dal punto di vista dell’istituto americano, una modalità innovativa nel rapporto tra accademia e industria. Tra i punti di forza del programma 2008-2013, nell’area Upstream si segnala la combinazione di un insieme di modelli di tipo geofisico e geo-meccanico che integrano i dati originati da diverse fonti per tracciare il comportamento dei fluidi anche in giacimenti complessi con l’obiettivo di ottimizzare la produzione di idrocarburi. Nell’area Downstream, sono stati sviluppati algoritmi e modelli che decifrano i fenomeni di interazione diesel fuel additivi-iniettori: l’applicazione alla formulazione dei carburanti consente fra l’altro una forte riduzione di costose prove motore. Per quanto riguarda le tecnologie per l’ambiente, la collaborazione ha dato luogo allo sviluppo di sensori passivi di inquinati che sostituiscono i test tradizionali sui mitili e altre specie viventi. È stata valutata anche la possibile applicazione industriale di una tecnologia basata sulla formazione di carbonato di calcio ottenuto dalla fissazione di CO2 tramite un approccio bio-mimetico (bio-mineralizzazione); si tratta di un materiale per la produzione di pannelli “green” in edilizia. Sviluppi anche nel campo dell’energia solare. Presso il Solar Frontiers Center sono state realizzate le prime celle solari su supporto cartaceo mediante un processo di deposizione del tutto originale. Il processo impiegato è stato oggetto di una valutazione di uno scale up industriale e ha mostrato buone potenzialità di miglioramento delle prestazioni dei dispositivi, su cui sono focalizzate le attività di ricerca. Sono stati poi individuati meccanismi fondamentali di funzionamento per sviluppare sistemi fotovoltaici nano-strutturati di nuova generazione, con risultati di laboratorio apprezzabili, intorno al 7 per cento. La collaborazione a tre Eni-Mit-PoliMi ha infine completato la fattibilità tecnica di un prototipo innovativo di impianto solare termodinamico a concentrazione, dimostrando l’efficacia della soluzione concepita dal Mit, dimostrata inizialmente su piccola scala (4m), che permetterebbe una riduzione di costo del 20 per cento rispetto ai sistemi tradizionali. Ma vanno segnalati alcuni altri elementi importanti di questa collaborazione. A giugno scorso il presidente del Mit Reif ha lanciato l’iniziativa del Ceo Advisory Board, un panel di alto livello di confronto tra il Mit e gli amministratori delegati o presidenti di importanti aziende tra cui Microsoft, Sanofi, Saudi Aramco. Per l’Eni è coinvolto l’attuale amministratore delegato Claudio Descalzi. È attivo l’External Advisory Board Mit Energy Initiative, presieduto dall’ex segretario di Stato George Schultz e dal direttore del Mit Energy Initiative, Bob Armstrong (anche membro della commissione scientifica di Eni Award) e composta da rappresentanti del top management delle aziende che finanziano il programma. Si riunisce una volta l’anno, in genere in ottobre, per una o due giornate di workshop riguardo temi d’interesse Mitei e una overview del programma complessivo. È stata avviata la Eni-Mit Energy Society, che raccoglie tutti gli Eni fellows e gli studenti che hanno lavorato sui progetti Eni, che farà parte costituiva della Eni Energy Society con Mit Chapter, Stanford Chapter, ecc. Nel 2013 una quota dedicata alle fellowships è stata utilizzata per coinvolgere studenti italiani attraverso un bando: la candidata selezionata proviene dal Politecnico di Torino. Alcuni professori del Mit sono stati coinvolti dal 2013 nell’iniziativa Lab4Enegy, concorso rivolto alle scuole superiori italiane, che coinvolge team di studenti selezionati dalle scuole stesse. Il progetto include lezioni da parte di esperti nel settore energetico, e premia il team che in un evento conclusivo riesce a rappresentare meglio un tema energetico dal punto di vista comunicativo. Nel 2013 il team vincitore è stato ospitato per alcuni giorni presso il Mit con incontri con i professori e visite nei lavoratori. L’edizione 2014 ha coinvolte nelle docenze vari professori della prestigiosa università americana. L’Eni di Claudio Descalzi ha organizzato nel corso della collaborazione un certo numero di eventi e workshop con il Mit in Italia su temi quali i cambiamenti climatici, il nesso acqua-energia, i trend in campo energetico. Inoltre nel 2013 ha ideato e realizzato eventi dell’area di Boston (come la “La Scala a Boston” e “Italianissimo”), nell’ambito dell’anno dedicato allo scambio culturale Italia-Usa. Ma il 2014 ha significato anche un nuovo portafoglio di progetti. Per l’Area exploration e production, che riguarda essenzialmente di breakthrough, si segnalano ricerche per migliorare il recupero terziario del petrolio, per affrontare in modo non convenzionale le tecniche di flow assurance, lo sviluppo di fonti non convenzionali e la modellazione di bacino, lo sviluppo di tecniche subsea. L’Area gas & power non aveva temi di ricerca aperti con il Mit nella fase precedente. I temi selezionati sono di ampio respiro nello scenario di forte cambiamento del business: dalla Distributed Energy, un assessment tecnico/economico di tecnologie di generazione e storage a livello distribuito, basate su gas naturale, in vista di un loro ruolo in uno scenario di grande penetrazioni di fonti intermittenti, all’Electric Storage, uno studio di tecnologie di stoccaggio di energia in reti distribuite e in sistemi di potenza a livello wholesale. Il lavoro individua le tecnologie che potrebbero migliorare l’operatività di centrali elettriche a gas, nel caso di una larga penetrazione di eolico e solare. Le opzioni allo studio includono stoccaggio meccanico (idroelettrico pompato, aria compressa, flywheels) ed elettrochimico (batterie). Il programma dell’Area solare avanzato, condotto presso i laboratori Eni-Mit del Solar Frontiers Center, è articolato in tre linee di forte interesse tecnologico e di valore sinergico con le attività di ricerca svolta nei laboratori Eni di Novara. Il Flexible Pv è uno studio di materiali e dispositivi innovativi a base organica e nanometrica con l’obiettivo di realizzare celle e moduli fotovoltaici leggeri, flessibili e con prestazioni tecniche concorrenziali. Manufacturing & Characterization è l’attività di scale up dei risultati provenienti dalla prima fase della collaborazione Eni-Mit, in termini di apparecchiature e metodologie, con trasferimento presso i laboratori Eni; diagnostica avanzata per la caratterizzazione di materiali e dispositivi. Con Luminescent Solar Concentrators si intende infine lo studio di materiali e dispositivi luminescenti innovativi, in collaborazione con il gruppo di ricerca di Eni. Obiettivo è la realizzazione di dispositivi semitrasparenti luminescenti per applicazioni in campo architettonico ed edilizio con potenze fino a 30 W/m2. Nell’ambito di altri temi affrontati, vanno ricordati il progetto Scenari energetici/Cina, una stima dello scenario energetico cinese e in particolare della diversificazione delle fonti, con focus sulle prospettive della domanda di gas naturale, e il Joint Global Change Forum, un progetto multi client di modellazione e analisi degli impatti su aria, suoli, acqua, per vari scenari e varie aree d’interesse della società guidata da Claudio Descalzi. Nuovo il programma Ict Mobile Experience Lab, attività d’interesse della Direzione Ict di Eni che riguarda l’esplorazione di nuovi sistemi di interattività per migliorare la comunicazione e connessione tra persone, informazione e luoghi, mediante l’impiego di cutting-edge information technology. Il progetto sui microorganismi per la sintesi di precursori per il settore petrolchimico prevede infine la selezione di microorganismi in grado di produrre per via fermentativa sostanze utili nel processo di produzione di biopolimeri.

Filo diretto con le università

Claudio Descalzi sta portando Eni dunque alla collaborazione con numerose università e centri di ricerca in Italia e all’estero, un centinaio in totale, con una spesa annua che per più della metà riguarda istituti italiani. Oltre al Mit, altre quattro collaborazioni hanno il respiro di accordi multidisciplinari. Ecco con chi sono state avviate: Politecnico di Milano: le aree di interesse riguardano le modellazioni di giacimento e gli aspetti produttivi legati al settore oil & gas, materiali innovativi per l’energia solare, analisi di prodotto e di mercato per nuovi sistemi (per esempio concentratori luminescenti) e valutazione tecnico-economiche per impianti solari innovativi (come Csp). Politecnico di Torino: ha una lunga tradizione di interazione, anche didattica, con Eni in campo petrolifero. In particolare sono allo studio particolari materiali nanostrutturati che potrebbero favorire il recupero di greggio in giacimenti complessi. Cnr: la collaborazione è ad ampio spettro e riguarda modellazione di sistemi geologici, monitoraggi e tecnologie di fitorimedio in campo ambientale, celle solari organiche innovative, sistemi fotonici avanzati. Stanford: anche nel caso della celebre università della West Coast si tratta di una collanorazione di lunga data nel campo delle geoscienze, e più recentemente in quello dell’ambiente, temi in cui l’ateneo californiano eccelle a livello mondiale.
FONTE: Il foglio